I tarocchi. Storia.

I tarocchi nel corso dei secoli

1Introduzione

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Il mistero dei tarocchi

I tarocchi hanno origini antiche. Ma quanto antiche non si sa. Non si sa chi li abbia creati. Non si sa esattamente cosa fossero all’inizio, se un mezzo divinatorio, un gioco, un mezzo di conoscenza di sé stessi, uno strumento di diffusione di certe idee, uno strumento magico, un libro sapienziale. Non si sa nulla. Si solo che un bel giorno, non si sa quando, apparvero (come per magia?). A partire dal 1200 i tarocchi si diffondono nelle corti, in mano agli zingari, ai saraceni, ai templari, al popolo. Compaiono, ma non si sa in quale forma precisa (nel senso che in alcuni documenti si accenna all’esistenza dei tarocchi, ma non si sa di quale tarocco si sta parlando, quali fossero le figure, ecc.). Dal 1200 al 1500 circa sappiamo solo, da documenti in circolazione, di cui fra poco parleremo, che i tarocchi circolavano un po’ in tutta Europa e anche fuori dall’Europa. A partire dal 1500 abbiamo prove storiche dell’esistenza di alcuni mazzi (il tarocco Visconti, il Sola Busca, il Visconti Sforza, il tarocco di Mitelli, quello del Mantegna ecc.) di cui però è ignota l’origine, la finalità, e molti altri dettagli. Il tarocco più diffuso è quello di Marsiglia, ma anche di questo si sa poco o nulla. Si sa solo che si diffonde a Marsiglia, ma non si sa se venga da lì e chi l’abbia creato. Non si sa neanche l’origine del termine tarocco, a cui sono state attribuite le spiegazioni più disparate: egizia (da tar, sentiero, e ro, regio); indo tartara (tan, tara, zodiaco); ebraica (torah, legge); latina (risultante dalla combinazione della parola rota, e orat; ruota che parla); persino taoista e cinese. Per alcuni viene da taroté, il retro delle prime carte a righe incrociate; o da tarotiers, i fabbricanti delle prime carte, e per altri ancora dal dio thot. Insomma, del tarocco non si sa nulla.

Prime comparse dei tarocchi nei documenti storici

Prima del 1500 abbiamo diverse documentazioni che attestano l’esistenza dei tarocchi; ma purtroppo, in genere, non si sa di quali tarocchi si parla, come fossero disegnati, che caratteristiche avessero ecc. Nel 1371, il poeta catalano Jaume March usa il termine «Naips», all’interno del suo libro «Livre de concordances appellant diccionari», ma all’interno delle rime non è chiarito il significato di tale parola. Naips, comunque, nel medioevo indicava le carte (che erano chiamati Naibi). Nel 1377 un abate di nome Johannes, a Basilea, scrive il  Tractatus de moribus et disciplina humanae conversationes (dei costumi e l’istituzione di conversazione Humane, cioè il gioco di carte). E descrive alcuni mazzi di carte, di cui sarebbe però ignota l’origine. Nel 1480 un certo Covelluzzo da Viterbo scrive: Anno 1379: fu recato a Viterbo il gioco delle carte, che venne da Seracenia e chiamasi tra loro Naib. Quindi risulta che a Viterbo, già alla fine del 1300, esistevano i tarocchi. Ma non si sa che tipo fossero, e chi li avesse fabbricati. Nel 1387 un editto di Giovanni I di Castiglia vietò i dadi, le naibes e gli scacchi. Le naipes era il termine con cui gli spagnoli indicavano la carte da gioco. Ma di quali carte si trattava? Come erano composte? Non si sa. Ciò che è certo è che con le carte si giocava. 1392. Nel libro dei conti del tesoriere di Carlo VI di Francia si fa menzione di tre mazzi di carte che sarebbero state commissionate a Jacques Grigonneur per aiutare il re a vincere la depressione. Le carte, dipinte in oro e decorate riccamente, costarono 56 sols parisis. Si trattava quindi di carte dipinte da questo artista, ma non ideate ex novo. Su quali carte si basasse, e chi le avesse inventate, non è possibile fare ipotesi. Nel 1387 un’ordinanza del prevosto di Parigi vietò ai lavoratori, nei giorni feriali, di giocare a tennis, palla, a birilli e a carte. In altre parole, in tutta Europa, a partire dal 1300 in poi, abbiamo notizia di questi giochi di carte. Ma non sappiamo di quali mazzi si trattasse, come erano composti, chi li fabbricava. Non sappiamo nulla. A partire dalla fine del 1400 vengono fabbricati alcuni mazzi che giungono fino a noi e che è possibile ancora oggi acquistare, a prezzi modici, dai principali stampatori di tarocchi, come Lo Scarabeo, Dal Negro, AGM Muller ecc. Ve li presentiamo nelle pagine successive.
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